Ireland

03/09/2017

Hey there! We’re arrived in Ireland. Time to settle down! In a month or so…

Now I’m writing in English ’cause I’m gonna speak it for the next three years.

After we left Sara in Scotland, we booked the ferry to Northern Ireland.

That same day we visited Carrick-A-Rede and his famous 60-ft-long rope bridge, over a chasm of 90 feet. I was the only one to pass it (my mum was sick, my twin didn’t want to come and my dad was taking care of Francesco). It swung a little when a walked on it, but it was safe.

The day after we came back there, because my mother was feeling better. I watched over my little brother while my parents went on the bridge. Considering that my mother is terrified by heights, she was pretty brave. Just the thought “Why did I come here?” and a bit of slowness, but she went on the bridge and back. That same day I got stuck while climbing the cliffs. I found myself unable to go either up or down. It took me five terrifying minutes before I could reach my brother -who had come to check for me and bring me back to the caravan-, who helped me up a cliff and guided me home. Terrifying was also the murderous glance my mother shot me when she heard what I’d done.

Then we went to the Giant’s Causeway, known all over the world. I liked it much, but not as much as I hoped. Interesting rocks, yeah, but filled with tourists!

And after that, we went to Ireland! This is our second day here, and it’s already great!

Also because I was able to charge my computer and get a wifi.

Until next post, bye!

«The small changes are very important in the life of a man», the man told his son.

«So should we care no more for the big changes?», asked the boy.

«No», cut in the mother. «You should pay attention to all changes, no matter how big they are».

Sary, la sorellona!

18/08/2017

Siamo in Scozia! Per una volta scrivo e pubblico nello stesso giorno!

Novità più importante, siamo a trovare Sara (chi ha letto il post “chi sono io” saprà che Sara è mia sorella maggiore, che da qualche mese si è trasferita in Scozia), a Glasgow. Con lei partiremo per un viaggio fin quasi ad Aberdeen, per poi tornare indietro il 26. Scaricata Sara, prenderemo il traghetto per l’Irlanda!

Ieri abbiamo fatto di corsa tutto il Vallo di Adriano, visitando due forti romani. Abbiamo anche provato a vedere il Carlisle Castle, il castello più assediato di tutta l’Inghilterra, ma dopo aver girovagato mezz’ora in città abbiamo trovato il parcheggio: lì abbiamo scoperto che i camper pagavano £ 4.60 (€ 5.52). Dopo una rapida riunione di famiglia, abbiamo girato il camper e ci siamo diretti a Glasgow.

Purtroppo devo tenere il post molto breve, giusto per far sapere ad eventuali lettori che ancora esisto e scrivo. La famiglia richiede cibo (ed io pure) e quindi interrompo la stesura.

Probabilmente il prossimo post sarà datato il 26, per quando finirà il viaggio con Sara.

Ora vado a mangiare.

«Siamo cresciuti assieme, e abbiamo vissuto insieme gioie e dolori. È venuto al mio matrimonio ed io sono andato al suo. Quando mia madre è morta, è stato l’unico che veramente ha capito il mio dolore. Non abbiamo legami di sangue», disse il maestro, indicando l’uomo di fianco a lui. «Eppure, io vi dico, sono nel giusto a chiamarlo fratello».

Inghilterra

13/08/2017

Arrivati in Inghilterra! Come in Francia, la prima impressione è pessima.

Appena scesi dalla nave abbiamo dovuto cercare un parcheggio. Erano tutti a pagamento o privati dei supermercati. Alla fine ci siamo fermati in una sosta a pagamento (7 £) e abbiamo chiesto informazioni.

Alla domanda “But here in England, how can a camper driver survive?” (come può un camperista sopravvivere qui in Inghilterra?), gli interrogati si sono messi a ridere e ci hanno rivelato l’agghiacciante verità: l’Inghilterra non è luogo per camperisti che vogliono spendere poco. Tutto è a pagamento e non trovi facilmente degli scarichi.

In ogni caso, ieri abbiamo visitato Stonehenge. Mio Dio, che emozione! Non avrei mai pensato di andarlo a visitare. Se a Gennaio di quest’anno mi avessero detto che avrei visto Stonehenge, gli avrei riso in faccia. Ma il sito era semplicemente mozzafiato. Pensare che quelle pietre fossero lì da migliaia di anni, e ancora saranno lì quando io sarò morto mi ha zittito per tutto il tour. Abbiamo scattato parecchie foto, e alla fine abbiamo anche visitato la mostra sulla storia di Stonehenge.

Oggi siamo ospiti da alcuni nostri amici, che ci hanno offerto il pranzo. Rimarremo qui a dormire, per stanotte. Questo pomeriggio io e Simone abbiamo giocato per la prima volta dopo due anni al gioco di carte Magic the Gathering. Io ho vinto due volte di seguito, anche se la seconda veramente di poco. Ancora un turno e avremmo perso.

Tra poco ceneremo, quindi ora chiudo il post e vado a mangiare.

«A man comes to this world, lives and dies in the time of a century. A tree can last a thousand years. A rock lives through the millenia. Now tell me, who is the most evoluted?». («Un uomo nasce, vive e muore nell’arco di un secolo. Un albero può vivere anche mille anni. Una roccia sopravvive ai millenni. Ora dimmi, chi è il più evoluto?»). David Lovallo, myself.

La Manica

11/08/2017

Vi scrivo dal traghetto per l’Inghilterra.

Dopo l’ultimo post ho avuto qualche problema con la batteria del computer, ma ora è in carica sulla nave.

I menhir di Carnac sono stati semplicemente bellissimi, come anche l’Oceano. Dopo un paio di giorni nella zona, però, abbiamo deciso di puntare verso St. Malò, nel Nord della Bretagna. Appena passato Dinan abbiamo virato verso Mont-San-Michel, fermandoci a Dol-de-Bretagne per fare una passeggiata e vedere la cattedrale.

Dopo essere arrivati, abbiamo fugacemente visitato la città prima di andare a dormire, mentre la mattina successiva ci siamo alzati di buon ora e abbiamo visitato la città in lungo e in largo (i miei genitori hanno evitato le scale perché portavano Francesco in passeggino, ma io e Simone abbiamo fatto tutto il giro dei bastioni).

Dopo lo spettacolare Mont-San-Michel, ci siamo diretti a Caen, dove abbiamo prenotato il traghetto per Portsmouth (422 € in cinque persone: che prezzi!). Dopodiché abbiamo dormito nelle vicinanze.

Ieri sera siamo tornati a Caen per dormire, e stamattina alle 6:30 ci siamo accodati per l’imbarco.

Ora siamo a bordo, e ci godiamo il viaggio. Dopo una doccia meritata e necessaria, ognuno passa il tempo come più gli aggrada. Io, scrivendo questo post.

Il prossimo sarà il mio primo post inglese (anche se sarà scritto in italiano). Spero di riuscire a pubblicarlo presto.

«Chi soffre di mal di mare, spesso non soffre per il rollio della nave, ma per il pensiero di essere sul mare. In quei casi, basta pensare ad altro per far sì che il malessere se ne vada».

Castelli

07/08/2017

La prima novità è che sono guarito appena dopo essere entrato nella Valle della Loira: deve essere stata la presenza di castelli nelle vicinanze! Da allora non ho più avuto nulla.

La seconda novità, più importante, riguarda ovviamente i castelli! Abbiamo deciso, per motivi economici, di non visitare tutti i castelli della Loira (anche perché sono veramente tanti). Chambord, Blois e Chaumont li abbiamo visti solo da fuori, o addirittura dal finestrino mentre passavamo. Il primo castello che abbiamo veramente visitato è stato Amboise (di cui mi dimentico sempre di pronunciare la “s”).

Di Amboise abbiamo visitato prima i giardini, con uno splendido cedro del Libano che troneggiava nel centro (tanto da essere segnato nella cartina del castello), e ovviamente la tomba di Leonardo da Vinci: come avremmo potuto non rendere omaggio ad uno dei più grandi geni dell’umanità? Successivamente abbiamo visitato il castello, entrando senza guida ma origliando da gruppi vicini, di uno splendore mozzafiato. Non meno di cinquanta foto sono state dedicate al castello, con interni ed esterni. Poi, mentre uscivamo dal complesso fortificato, io mi fermai in un negozio vicino, dove vendevano riproduzioni di spade e pugnali. Le spade le ammirai senza però desiderarle veramente (la meno cara costava più di sessanta euro, la più cara superava i trecento). Anche la maggior parte dei pugnali non attirò particolarmente la mia attenzione, fino a quando non intravidi uno scintillio in basso, proprio mentre me ne stavo per andare. Mi chinai e rimasi folgorato.

Non era un pugnale pieno di decorazioni. Certo, non era spartano, ma era abbastanza essenziale: una lama di una ventina di centimetri, una guardia appuntita, un impugnatura adattissima alla mia mano e un pomo non meno bello del resto. Il tutto era di un uniforme color argento. Fu il fatto che soddisfacesse quasi tutti i prerequisiti del mio “pugnale ideale” che mi spinse a guardare il prezzo. Costava € 27,00, già scontato, ed io in tasca ne avevo 25. All’inizio mi disperai, ma poi mi feci coraggio e contrattai brevemente. L’acquisto andò a buon fine, ed ora il pugnale è in un cassone del camper, insieme a due coltelli, due spade e il mio arco.

Il secondo castello fu Chenonceaux, un il cui complesso fu costruito direttamente sul fiume. Non meno belli del castello erano i giardini, che si estendevano dal portone d’ingresso per varie centinaia di metri, in cui figuravano anche due sequoie (piante assolutamente non native del luogo) e un labirinto all’italiana. Dentro al castello, in più, ho visto la mia pianta preferita per la prima volta dal vero: il giglio di fuoco (Gloriosa Superba, nome veramente adatto). Oltre ad essere una pianta piuttosto velenosa che può provocare anche la morte, il fiore è un unione di leggiadria e magnificenza, con lunghi petali flambergati che si alzano verso l’alto.

Il terzo e ultimo castello fu Ussé, un castello letteralmente fiabesco. Nato come fortezza, è stato successivamente riadattato a residenza. Purtroppo non ci è stato possibile visitarlo tutto, poiché molte stanze erano chiuse al pubblico. Devo ammettere che, nonostante la mia passione per i castelli, Ussé mi abbia parecchio deluso. Certo, l’esterno è semplicemente meraviglioso, con le sue torri e guglie, ma l’interno non era più interessante di molti altri.

Ora ci dirigiamo verso Carnac e i suoi menhir (e verso l’Oceano, per vederlo per la prima volta). Cercherò di scrivere il prima possibile, il computer è piuttosto scarico in questi giorni, e non ho possibilità di ricaricarlo. Probabilmente questo sarà l’ultimo post francese che farò su questo viaggio!

«Ma perché state tutto il giorno a guardare quella torre?», chiesero i discepoli al maestro. «Non dovreste meditare?».

«Infatti», rispose il maestro. «Quella torre è lì da molto prima di me, e sarà ancora lì quando morirò. Questo mi aiuta moltissimo a distaccarmi dal pensiero di me, ed entrare in quello della meditazione».

Francia

01/08/2017

Dopo dieci giorni in Italia, finalmente ne siamo usciti e siamo arrivati in Francia. Già dal primo giorno i miei genitori si sono arrabbiati con la mancanza di segnaletica. Quando infine approdammo ad una piazzola, e sfiniti decidemmo di fermarci in un ristorante, fummo accolti da una brutta sorpresa: il conto. Il luogo era evidentemente turistico e pagammo l’equivalente di un paio di centinaia di chilometri (se lo avessimo speso in carburante)

In ogni caso, la seconda parte di questo nostro viaggio è cominciata. Per me male, poiché stamattina mi sono svegliato con un forte mal di testa e febbre (anche peggiore dei malesseri che mi sono preso all’inizio del viaggio). Spero mi passi presto. Terrò questo post molto breve perché guardare lo schermo mi fa venir male agli occhi.

Prima di uscire dall’Italia abbiamo visitato il Forte di Fenestrelle, un complesso di tre forti collegati da un muro ininterrotto, dentro cui corre una scala di quattromila gradini. Per la visita da noi scelta di gradini ne abbiamo fatti solo un paio di centinaia, forse trecento, ma veramente spezza-gambe. Pure io, che a quindici anni sono pieno di energie, sono arrivato in cima con il fiato corto! Per la discesa abbiamo optato per la strada laterale interna, che ci ha anche permesso di vedere tutti i vari rimparti e postazioni per i cannoni.

Per ora la Francia è riuscita ad irritarci molto bene. Speriamo nei castelli della Loira!

«I sogni ci appaiono come castelli: alti, belli e irraggiungibili», disse il maestro.

«E allora perché sogniamo?», chiese un discepolo.

«Basta ricordarsi di bussare alla porta d’ingresso, invece di disperarsi sotto le mura delle torri».

Fermi…

28/07/2017

Meno di una settimana dopo la partenza, incontrammo il primo problema: dopo una salita particolarmente ripida, il camper si fermò, liberando un gran fumo dal motore. Era inclinato di quindici gradi verso destra, fortunatamente in uno spazio adibito al parcheggio. Un puzzo di gomme bruciate penetrò nell’abitacolo.

E il motore non dava segno di riaccendersi.

Dopo vari tentativi, ci siamo arresi, sia noi che gli amici che eravamo andati a visitare. Il massimo che potemmo fare fu chiamare un meccanico e prepararsi a desinare.

La cena fu squisitamente abbondante, sia di cibo che di conversazioni. Rimanemmo fino a tardi a chiacchierare, ma quando tornammo al camper il nostro buonumore iniziò a sfumare. Dormimmo in obliquo (Francesco continuava a cadere giù dal letto), cosa che non ci aiutò a prendere sonno. La mattina dopo, eravamo ancora stanchi. Quando arrivò il meccanico, ci raggruppammo intorno a lui, sperando ch’egli potesse sistemare il motore.

“Il motore è a posto”, disse lui, dopo un po’, richiudendo il cofano. “Si è staccato un morsetto della batteria”.

In un attimo sentimmo un ondata di euforia e -sì, perché no?- energia. Pranzammo allegramente e nel pomeriggio ci dedicammo a fare dei giri per il luogo, in attesa che i nostri ospitanti tornassero (i grandi dal lavoro e i piccoli dalla piscina). Cenammo tutti insieme in un tripudio di chiacchiere e delizie culinarie.

In quei due giorni ho chiamato “squisiti” cibi che mai mi sarei sognato di mangiare: pomodori in salsa tonnata, melanzane gratinate con formaggio, insalata con carote, pesche… Che stupido sono stato! Spero di non rifare lo stesso errore.

Stamattina ci siamo congedati dai nostri amici e abbiamo visitato il Castello di Fènis, in Valle d’Aosta. La guida ci ha spiegato chi lo costruì, la sua storia e la sua composizione architettonica, ed io ho scattato qualcosa come cento foto! Mia madre ha dovuto sequestrarmi il telefono per farmi smettere.

Ora ci dirigiamo in Val di Susa (Piemonte) per incontrare l’ultima famiglia che ancora dobbiamo salutare qui in Italia.

Proverò a scrivere il prima possibile.

«Essere un esperto non significa non sbagliare mai. Significa saper rimediare ai propri errori»

Partiti!

24/07/2017

È passato un po’ di tempo dal mio ultimo -nonché secondo- post. L’imminente trasloco ha reso tutto più difficile, e di solito arrivavo a sera senza nemmeno aver acceso il computer. Ma ora che ho un po’ di tempo libero, ho deciso di impiegarlo per raccontare come è andato l’ultimo mese.

Seppi di dover traslocare agli inizi di Giugno, con pochissimo anticipo e tantissima fretta. All’arrivo della notizia eravamo in Umbria, in vacanza, per vedere una delle regioni italiane che mia madre ha sempre voluto visitare. Non appena fummo tornati a casa, iniziò il lavoro del trasloco. Il lavoro, e l’incubo.

Per le prime settimane io e mio fratello dovemmo occuparci di nostro fratello minore, Francesco, e lo tenevamo lontano dai nostri genitori (coloro che attualmente lavoravano per sgomberare casa). Era dura, poiché non eravamo abituati a tenerlo così tanto: parlo di tre o quattro ore al giorno, contro l’ora abituale. Ovviamente ero anche contento di essere a stretto contatto con mio fratello minore, e lui era contento di stare con me.

Passato un mese, realizzammo il nostro errore di valutazione. A parte per i periodi di sonno, i pasti e gli abituali giri con i miei genitori, Francesco stava per la maggior parte del tempo con me, mentre mio fratello gemello Simone aiutava a portare i mobili su e giù per le scale. Iniziai a rassegnarmi al mio dovere di babysitter, accontentandomi di qualche ora di tempo libero al giorno. Forse fu per questa mia silenziosa protesta che tutto peggiorò di colpo.

Due settimane fa, a me e a Simone venne comunicato che avremmo dovuto fare gli straordinari. La casa era un casino, e il pavimento era ricoperto di oggetti. Oggetti che Francesco non poteva toccare, e quindi quest’ultimo avrebbe dovuto passare tutto il tempo possibile fuori casa. Con me.

Lo portavo fuori ogni volta che mi era possibile, attraversando in lungo e in largo la città, passando per strade che non avevo mai visto, e spesso fermandomi a prendere un gelato per me e Francesco (a cui piacciono molto). Iniziai a rubare tempo al sonno per avere tempo libero, e spesso finivo per andare a dormire a mezzanotte, per poi svegliarmi alle sei. So che molti adulti dormono anche di meno, ma bisogna considerare che io -da bravo ragazzo di quindici anni- era abituato ad andare a dormire alle nove e mezza e svegliarmi alle sette e mezza, per un gran totale di dieci ore di sonno.

Finalmente, tre giorni fa, abbiamo finito i lavori. Con il camper appositamente comprato due settimane prima, siamo partiti. Questo è stato un bene, poiché nessuno di noi avrebbe potuto sopportare un’altra settimana stressante, ma è stato anche un male: delle tre notti dormite in camper, due le ho passate in bianco. Completamente. Ieri mi sono svegliato con un tremendo misto di malesseri. Debolezza, nausea, stanchezza cronica erano sommati a ciò che più temo al mondo: il mal di testa. Io reagisco bene a qualsiasi malattia -tanto che devo essere tenuto a letto a forza anche quando ho trentanove di febbre- tranne il mal di testa. Come con mia madre, il mal di testa mi indebolisce, mi rallenta e mi debilita tantissimo. Probabilmente, per me l’Inferno è un mal di testa perenne.

Il primo giorno abbiamo visitato i miei nonni paterni, da cui ci siamo potuto fare una doccia (non avevamo ancora riempito il serbatoio di acque bianche del camper), di cui avevamo tutti bisogno. Abbiamo cenato da loro e poi abbiamo trovato una piazzola per dormire. Quella è stata probabilmente la notte più calda della mia vita. Avrò emesso almeno un litro di sudore, e nonostante fosse notte non c’era il minimo alito di vento. Fu quella notte che mi presi tutta la serie di malesseri precedentemente elencati, che tuttora persistono, insieme alla sgradevole voglia di vomitare.

Dopo i miei nonni, abbiamo visitato la migliore amica di mia madre, da cui presi una medicina contro il mal di testa. Che non funzionò minimamente. Durante il viaggio verso Piacenza ci siamo fermati a Bresciello (il paese del film “Don Camillo”, tratto dal libro di Giovanni Guareschi).

A Piacenza abbiamo visitato la nonna materna, nonché i miei cugini (da cui sono tuttora alloggiato). Rimasti a dormire da mia cugina, oggi visiteremo un’altra amica di mia madre, prima di dirigerci verso nord-est. Poco prima di uscire dall’Italia, incontreremo un nostro amico in Valle d’Aosta, e poi delle mie amiche in Val di Susa. Finito di salutare i nostri conoscenti italiani, passeremo in Francia. Non so se sentirmi eccitato dal cambiamento oppure spaventato dal viaggiare in un paese straniero. Soprattutto perché io, di francese, so solo la frase “Je ne parle pas françois, je parle anglais/italienne”.

Nota: i post riguardanti questi viaggio avranno una data in cima, che segnalerà il giorno in cui li ho scritti. Purtroppo non ho libero accesso alla rete, e probabilmente li pubblicherò in blocco quando potrò.

Proverò a scrivere il prima possibile.

«Casa non è il luogo dove vivi, ma il luogo dove sei amato. Porta nel cuore le persone che ami, e farai del mondo la tua casa»

Matematica – prima passione.

La matematica è sempre stata la mia passione, fin dalle addizioni. Il significato stesso di matematica mi piaceva: dal greco màthema, traducibile come ”scienza” o ”apprendimento”. Ero sempre felice di poter impararne di più, e l’apprendevo ad una velocità pareggiata solo dal mio entusiasmo.

Finché continuai ad andare a scuola, proseguii con il programma scolastico (nel mio caso, dalle addizioni alle frazioni). Poco prima del compimento dei miei dieci anni, mi ritirai da scuola, e decisi di approfondire questo studio insieme a mio padre. In parte per il mio entusiasmo, in parte per il fatto che anche a mio padre piaceva -e piace tuttora- matematica, feci grandi progressi, arrivando a risolvere i vari problemi in cui inciampavo durante i calcoli (uno dei quali era la mia iniziale difficoltà a sommare e sottrarre frazioni con denominatori diversi, condivisa dalla maggior parte dei ragazzi).

Nei cinque anni in cui ho fatto homeschooling matematica è l’unica disciplina che mai ho mancato di studiare. Mi ha sempre appassionato, e per quanto a volte interrompessi lo studio per periodi anche superiori ai due mesi, il mio entusiasmo rimaneva intoccato e finivo sempre per rituffarmi nella matematica. Essa è stata l’unica materia che ho studiato costantemente per tutta la durata del mio percorso da homeschooler.

Con l’aiuto di mio padre, ho scoperto tante cose che non avrei mai nemmeno immaginato, iniziando dai sistemi misti di equazioni-disequazioni e arrivando alla trigonometria avanzata, passando per equazioni logaritmiche, esponenziali e irrazionali. Recentemente ho iniziato analisi, ovvero lo studio di funzione, affrontando due argomenti nuovi ed estremamente interessanti: i limiti e le derivate. Ora, potrei anche spiegarne la definizione, ma ciò non è fine a questo post. Magari in futuro pubblicherò un post con tutto il mio percorso di matematica, spiegato più nel dettaglio, ma per ora mi basta presentare la mia situazione attuale.

Due anni fa mi ero posto come obiettivo gli integrali (argomenti di analisi di quinta superiore). Ora che ho affrontato le derivate, gli integrali saranno il prossimo passo, e finalmente il mio obiettivo verrà realizzato. Ovviamente non mi fermerò a questo, ma il compimento di una meta è sempre un passo importante, e questo è il primo di una lunga serie.

Altrettanto ovviamente farò un post su di esso, non appena li avrò padroneggiati, ed avrò scoperto i loro segreti.

«Quando non riesci in qualcosa, arrendersi o intestardircisi sono entrambe azioni sbagliate. Prenditi un attimo di riflessione, calmati e distrai la tua mente dal problema. Poi affrontalo con rinnovato vigore». Alessandro Caselli, a me.

Chi sono io

Chi sono io?

Il mio nome è David, ho 15 anni, vivo a Ravenna con la mia famiglia e sono un homeschooler. E questo è quel che conta di più.

Per entrare nei particolari ho, oltre ai miei genitori (Marzia e Alessandro), una sorella maggiore (Sara), un fratello gemello (Simone) e un fratello minore (Francesco), che verranno probabilmente menzionati più volte in post successivi. Nonostante saltuari litigi con gli altri membri della famiglia (tranne mio fratello minore, che ha attualmente 17 mesi e che quindi non è ancora in grado di discutere), ho ottimi legami familiari, potrei dire anche migliori della media italiana.

Non pratico sport e non ho hobby di nessun tipo, anche perché in questo periodo ho pochissimo tempo libero, che sto impiegando per scrivere questo post. In cambio, pratico scherma medievale (meglio conosciuta come combattimento con spada) e tiro con l’arco. Non appena avrò tempo di organizzarmi, riprenderò ad allenarmi in queste due discipline che potrebbero essere definite insolite, ma che sono assolutamente due delle mie passioni. Ho iniziato scherma medievale due anni fa, quando ho per caso scoperto di un corso organizzato dalla Società dei Vai (un’associazione storica della zona di Bologna-Imola-Ravenna) a Ravenna. Ed ora, dopo due anni -e due corsi- ho finalmente passato l’esame che conferma il mio percorso. Tiro con l’arco, invece, è una passione che mi è stata trasmessa da mio padre, ed è stato lui ad insegnarmene i rudimenti, così come è stato lui a seguirmi durante le prime lezioni.

Adoro la matematica, passione abbastanza rara, ma che in realtà è sorretta da un motivo molto semplice: la sua purezza. In matematica, ogni singolo valore o operazione è definita in modo preciso e univoco, al contrario del mondo, dove niente è veramente preciso.

L’informatica è un’altra disciplina che pratico, da solo o con mio padre. Per ora sto studiando il linguaggio Java, ma presto comincerò anche C, C++ e C#. Informatica mi piace perché mi permette di creare -in maniera limitata- i programmi che voglio, di dar forma ad idee che altrimenti rimarrebbero chiuse nella mia mente, e in questo modo di esprimerle.

Recentemente ho anche iniziato a scrivere. Prima un breve racconto, poi un libro (che però ancora non ho terminato). Il racconto è stato pubblicato, poiché vincitore del concorso LuceNera della SensoInverso Edizioni, mentre il libro è purtroppo ancora in fase di definizione e sviluppo. Ma prima o poi, anche quello verrà finalmente completato. Per ora mi accontento di questo.

Insieme alla mia passione per la scrittura viene quella per la lettura, strettamente correlata ad essa. Tramite la lettura ho ampliato la mia conoscenza di inglese e italiano, ma soprattutto sono venuto a contatto con stili di scrittura diversi, dal Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien fino alla saga dell’Ultimo Elfo, di Silvana de Mari.

E così finisce la mia presentazione, anche se in post successivi potrei aggiungere dettagli riguardanti argomenti particolari, e sicuramente parlerò meglio del mio percorso da homeschooler, che ho qui menzionato rapidamente, senza ulteriori spiegazioni.

«La Vita è piena di gioia quanto di dolore. Sta a noi decidere quale scegliere»