24/07/2017
È passato un po’ di tempo dal mio ultimo -nonché secondo- post. L’imminente trasloco ha reso tutto più difficile, e di solito arrivavo a sera senza nemmeno aver acceso il computer. Ma ora che ho un po’ di tempo libero, ho deciso di impiegarlo per raccontare come è andato l’ultimo mese.
Seppi di dover traslocare agli inizi di Giugno, con pochissimo anticipo e tantissima fretta. All’arrivo della notizia eravamo in Umbria, in vacanza, per vedere una delle regioni italiane che mia madre ha sempre voluto visitare. Non appena fummo tornati a casa, iniziò il lavoro del trasloco. Il lavoro, e l’incubo.
Per le prime settimane io e mio fratello dovemmo occuparci di nostro fratello minore, Francesco, e lo tenevamo lontano dai nostri genitori (coloro che attualmente lavoravano per sgomberare casa). Era dura, poiché non eravamo abituati a tenerlo così tanto: parlo di tre o quattro ore al giorno, contro l’ora abituale. Ovviamente ero anche contento di essere a stretto contatto con mio fratello minore, e lui era contento di stare con me.
Passato un mese, realizzammo il nostro errore di valutazione. A parte per i periodi di sonno, i pasti e gli abituali giri con i miei genitori, Francesco stava per la maggior parte del tempo con me, mentre mio fratello gemello Simone aiutava a portare i mobili su e giù per le scale. Iniziai a rassegnarmi al mio dovere di babysitter, accontentandomi di qualche ora di tempo libero al giorno. Forse fu per questa mia silenziosa protesta che tutto peggiorò di colpo.
Due settimane fa, a me e a Simone venne comunicato che avremmo dovuto fare gli straordinari. La casa era un casino, e il pavimento era ricoperto di oggetti. Oggetti che Francesco non poteva toccare, e quindi quest’ultimo avrebbe dovuto passare tutto il tempo possibile fuori casa. Con me.
Lo portavo fuori ogni volta che mi era possibile, attraversando in lungo e in largo la città, passando per strade che non avevo mai visto, e spesso fermandomi a prendere un gelato per me e Francesco (a cui piacciono molto). Iniziai a rubare tempo al sonno per avere tempo libero, e spesso finivo per andare a dormire a mezzanotte, per poi svegliarmi alle sei. So che molti adulti dormono anche di meno, ma bisogna considerare che io -da bravo ragazzo di quindici anni- era abituato ad andare a dormire alle nove e mezza e svegliarmi alle sette e mezza, per un gran totale di dieci ore di sonno.
Finalmente, tre giorni fa, abbiamo finito i lavori. Con il camper appositamente comprato due settimane prima, siamo partiti. Questo è stato un bene, poiché nessuno di noi avrebbe potuto sopportare un’altra settimana stressante, ma è stato anche un male: delle tre notti dormite in camper, due le ho passate in bianco. Completamente. Ieri mi sono svegliato con un tremendo misto di malesseri. Debolezza, nausea, stanchezza cronica erano sommati a ciò che più temo al mondo: il mal di testa. Io reagisco bene a qualsiasi malattia -tanto che devo essere tenuto a letto a forza anche quando ho trentanove di febbre- tranne il mal di testa. Come con mia madre, il mal di testa mi indebolisce, mi rallenta e mi debilita tantissimo. Probabilmente, per me l’Inferno è un mal di testa perenne.
Il primo giorno abbiamo visitato i miei nonni paterni, da cui ci siamo potuto fare una doccia (non avevamo ancora riempito il serbatoio di acque bianche del camper), di cui avevamo tutti bisogno. Abbiamo cenato da loro e poi abbiamo trovato una piazzola per dormire. Quella è stata probabilmente la notte più calda della mia vita. Avrò emesso almeno un litro di sudore, e nonostante fosse notte non c’era il minimo alito di vento. Fu quella notte che mi presi tutta la serie di malesseri precedentemente elencati, che tuttora persistono, insieme alla sgradevole voglia di vomitare.
Dopo i miei nonni, abbiamo visitato la migliore amica di mia madre, da cui presi una medicina contro il mal di testa. Che non funzionò minimamente. Durante il viaggio verso Piacenza ci siamo fermati a Bresciello (il paese del film “Don Camillo”, tratto dal libro di Giovanni Guareschi).
A Piacenza abbiamo visitato la nonna materna, nonché i miei cugini (da cui sono tuttora alloggiato). Rimasti a dormire da mia cugina, oggi visiteremo un’altra amica di mia madre, prima di dirigerci verso nord-est. Poco prima di uscire dall’Italia, incontreremo un nostro amico in Valle d’Aosta, e poi delle mie amiche in Val di Susa. Finito di salutare i nostri conoscenti italiani, passeremo in Francia. Non so se sentirmi eccitato dal cambiamento oppure spaventato dal viaggiare in un paese straniero. Soprattutto perché io, di francese, so solo la frase “Je ne parle pas françois, je parle anglais/italienne”.
Nota: i post riguardanti questi viaggio avranno una data in cima, che segnalerà il giorno in cui li ho scritti. Purtroppo non ho libero accesso alla rete, e probabilmente li pubblicherò in blocco quando potrò.
Proverò a scrivere il prima possibile.
«Casa non è il luogo dove vivi, ma il luogo dove sei amato. Porta nel cuore le persone che ami, e farai del mondo la tua casa»